domenica 27 dicembre 2015

Io scelgo?

La scelta. Scegliere o sapere scegliere o avere il coraggio di scegliere accettando tutte le conseguenze.
Può andare bene o andare male.
Alla fine l'amore questo è? Questa parola, "scelta", è qualcosa che ritorna in questi mesi. Grazie alla Mala e alla fatica che mi porta il progetto, complesso, perché il teatro è un'arte scomoda.. perché mi prende tempo? Fatica? Dedizione? O forse perché mi porta a scegliere. Ecco perché. Ogni giorno scelgo di essere a provare. Ho dovuto scegliere ogni giorno di essere in sala prova. Dopo il lavoro. La stanchezza. Gli affetti che nella maggior parte dei casi non comprendono. E sono gelosi di questa scelta. Non parlo solo di Diego... gli amici, gli affetti come mia madre, Sury, mio fratello e mio padre.. No. Mio padre in realtà no. Stranamente mio padre lo capisce. Un po' di più anche se mi guarda sempre un po' come fossi strana. Come quelle donne ragno incomprensibili e che fanno paura.
Suona e vede nell'arte e nell'esprimersi questa tensione all'infinito che vedo io. Creare è davvero l'unica arma di salvezza dell'essere umano. Si, ma il coraggio di..?
Scegliere. Io scelgo di fare arte e rinunciare al calore di una vita comoda. Al calore di un figlio tra le braccia, a quelle di un uomo la sera, dopo il lavoro. E vado a rifugiarmi in un seminterrato freddo. Tra le braccia di Elena che mi ama e mi raggiunge simbolicamente. Vado lì con il terrore del fallimento anche. Ma poi mi chiedo quale senso possa avere la mia vita se non questo. Se non questo. Quale? Non è utile ed è limitatamente concreta la mia scelta. Non è un palazzo. Né un'invenzione. Né la cura che salva dai tumori. Niente di tutto questo. Tangibile e utile. L'arte non lo è. E io non lo sono. Eppure.. c'è un annullarmi in questa scelta che va oltre i binari del sociale. Non vedo più le relazioni come prima. La famiglia. Gli uomini. Trovo raramente persone con cui relazionarmi. Da cui attingere. Spesso la solitudine è l'unica via.
Ora che tutto è sospeso, come in questi giorni di festa, sento l'angoscia e la solitudine di questa scelta. Che non è ancora completa. Perché non ho chiarito. Non chiarisco con Diego. Non chiarisco con chi mi ama. O dice di. Chissà cosa mai ameranno di me. Non di certo il mio aspetto. O non solo.
Ecco, la scelta non è ancora totale perché sento ancora di dovere chiarire. Chiarire la mia scelta a qualcuno che non potrà mai capirla. Loro restano a lottare o inconsciamente ad amare proprio il mio tentare di andare nell'oblio. Il mio non arrendermi alla banalità? E' diventare qualcosa che non sono che mi fa paura. Lì sento la paura di morire.

Scavo e scavo e cerco sguardi di amore. Anche con la Mala. Lei è forte e fragile nella sua forza. Ho messo in scena e creato un personaggio che indaga. Domanda. Nessuno riesce a rispondere.
Ma lei, il mio personaggio, la mia Mala, ora, o la ami o la odi. O la sposi o fuggi da lei. Impone una scelta.
Nella vita mi è successo spesso. Con Diego a targhe alterne. Con le amicizie o altri uomini che ho incontrato, pure..
Mi sono sempre chiesta cosa fosse. Sarà la domanda? O questa scelta? Vuoi vivere davvero o mentire per rimandare la vita fino alla morte? Questo domando come Mala ora. Ma prima lo facevo nella vita.
Lascio sia lei ora.

Dopo avere letto uno degli ultimi sms di Diego con un'altra donna, gli ho girato la schiena nel letto. E dopo essermi addormentata a fatica ho sognato l'universo. Il mio corpo nudo che si scioglieva nell'universo. Nel buio e tra le stelle. Diventavo latte e polvere di stelle.
E in questa sospensione c'era la musica di Dio. E i pensieri che mi facevano vedere tutto come molto più piccolo o comico effettivamente. Perché l'amore è creazione. Qualsiasi essa sia.
Che amore è questo? Me lo sono chiesta tante volte con Diego ubriaco, con lui che cerca altre donne.. con la sua distruzione che somiglia alla mia. O è la mia. Quella che ancora non mi fa fare la scelta in toto.
La scelta è dissolvermi nell'universo. Ci sono donne e uomini che lo fanno attraverso i figli. Forse.
E io ? Non ho paura di quel buio nell'universo. Girava tutto. E dissolvermi era la cosa più giusta. Il tempo giusto.
Eppure ho ancora paura di portare in fondo la scelta. Che è fatta. In fondo è stata fatta tanto tempo fa.
Dimenticata, ritrovata. Scegliere è il primo verbo dell'amore?



domenica 6 dicembre 2015

Paura della solitudine nell'autenticità

Sono riuscita a dire che sono dentro un ruolo che non capisco più.
Più che a dire, a scrivere. La mia relazione con Diego sta' prendendo forza per lui. E più prende forza per lui e mi lega, più sento la mia verità asciugarsi.
Mi vuole vicina nel suo lavoro, nelle sue nevrosi. Corro da una parte all'altra di Milano per lui e poi per me.
Qualcosa non funziona. Ho sognato la morte. E in quel sogno c'eravamo io e lui. Suo padre. Sua madre. I genitori di lui morti. E tutte le mie parole. Le mie parole.
Mi ha portata in studio con lui. E' strano. Mi ha sempre detto che lì le donne non dovevano entrarci. Nel suo studio. Nel suo lavoro. E infatti ero l'unica donna. Nella sala di registrazione, ha fatto ascoltare alcuni pezzi ai musicisti. Io seduta in un angolo.
Luca Meneghello, uno dei chitarristi jazz più bravi d'Italia, registra un assolo su uno dei pezzi. Lo risentono e sentono gli altri. Fanno i complimenti a Diego per la composizione di una con: "Geniale l'idea dei fiati qui".
Abbasso lo sguardo. Diego mi prende e dice: "Beh, l'idea non è mia, ma di Annalisa". In un orecchio mi dice: "Non prendo più le tue idee.. diamo a Cesare quel che è di Cesare".
In passato è stata una delle lotte. Prendeva le mie idee per usarle per se stesso. Per farsi importante con le altre donne anche. Invece ora il cambiamento. A cui non sono abituata.
Poi parlo con Giuliano per i video da fargli: "Curali tu.. pensaci tu.. mi fido di te". E così gli curo l'immagine. Settimana prossima tornerò in studio con lui a riprenderlo, a decidere che video fare. A curarlo in toto.
Solo due anni fa sarei stata al settimo cielo. Eppure qualcosa è cambiato. Ho partorito. E mia figlia mi sta' aspettando. Lui mi toglie energie e non è mai venuto a vedermi.
Più mi allontano, più mi prende. Come se percepisse ora la mia presenza artistica e il mio femminile, quel femminile come forza anche per lui.
Eppure, la pelle se ne sta' andando. Non è caduta del tutto, ma sotto c'è già quella nuova.
Evidentemente ho ancora paura perché non la lascio cadere. La rimetto su. La vecchia me.
Quella che metteva il desiderio dell'altro prima del proprio. Eppure mi stanco a lavare i piedi di Diego. Ora. E di qualsiasi altro uomo.
Non guardo più il suo cellulare. Non m'importa delle sue donne. So che è un vizio che non passerà mai. Perché ha un'anima dipendente. Così come so che lui mi ama di più. E che sta' diventando dipendente da me. Non fa più niente senza un mio ascolto. La spinta energetica e d'amore della Diva sono io.
Eppure sento di non essere io.
In quel ruolo di assistente/badante, non riesco più a stare.
E lui mi fa scenate di gelosia. Per altri artisti. Mi vuole rinchiudere con lui nelle sue gabbie dorate.
Sento solo una voglia di fuggire e una sorta di tristezza per la mancanza di coraggio che sento ancora.
Eppure io vorrei solo essere sostenuta ed amata per la mia diversità. Da lui come da mio padre.
Ed in questo tentativo perdo la mia essenza perché non potranno mai veramente capirmi. Hanno troppe paure, troppa paura di vivere ancora per comprendere la mia sete. Che fa paura. Fa solo paura ai più.
Così come ancora a me fa paura la solitudine. Di quest'essenza artistica. Perché la maggior parte delle persone, degli uomini è abituata ad amare la sicurezza. La comodità di una persona che si annulla o fa compromessi con il desiderio dell'altro.
Invece io vorrei essere amata solo per la mia autentica diversità. Accettare questa assunzione, implica solitudine. Una grande solitudine.
E ancora mi fa paura.