venerdì 17 ottobre 2014

Head over feet

Ciao Diego,

"Il cuore ha le sue prigioni che l'intelligenza non apre".
E' una piccola pergamena di carta verde che regalano al Be Bop. Abbiamo scelto il messaggio tutti e tre. Io, tu e tua madre. E a me è capitato questo. Mi hai sorriso dicendo: " Proprio a te che sei la più intelligente qui dentro doveva capitare questo...!".
Erano mesi che non ci vedevamo.
Ero così nervosa che non riuscivo a trovare un vestito adatto per questo nuovo incontro. Niente che fosse troppo provocante o troppo da artista sinistroide.. e così ho messo il tailleur blue. Con la giacca. I miei stivali grigi. Poco trucco. I capelli lunghi che non taglio più da mesi. Come se volessi restare neutra. Come se io potessi esserlo.
"Mi sono vestita come la preside delle medie!". Ti ho scritto.
"Bello!" mi hai risposto.
Sono arrivata in perfetto orario. Con tanta paura. Te l'avevo anche scritto. In un sms nel pomeriggio.
Era da gennaio che non ci vedevamo. Sono successe così tante cose in questi mesi. Dentro di me e nella mia vita. Mentre guidavo mi chiedevo se fosse il momento. E se mai avessi avuto voglia di sapere.
Forse non lo era. Ma sentivo che c'era un senso. Come se il tuo desiderio di rivedermi fosse legato a un processo. Ad un percorso. Tuo, ma anche mio.
Quando sono arrivata davanti al ristorante, con la mia kia piena di "botte", mi sei venuto incontro. Ho tirato giù il finestrino. Ci siamo guardati a lungo.
Ed è stato come se non fosse passato neanche un giorno. Per me. Neanche un'ora da quella mattina in cui salutai te, Jack e al tuo "Ci sentiamo dopo?", piangendo risposi "No. Per un po' no. Non ce la faccio più a continuare così".
Me ne andai con la morte dentro. Tu alla finestra a guardarmi mentre mi aprivi il tuo cancello per l'ultima volta.
I mesi invernali nel tentativo di dimenticarmi dell'amore che provavo. Di te. Di me. Delle possibilità.

"Ciao.."
"Ciao.. metto l'auto nel garage qui sotto".
Mentre risalivo a piedi, per tornare di fronte al ristorante, mi hai sorriso da lontano. Poche parole. E un abbraccio forte. Lungo. Mi hai dato un bacio. Era quasi naturale. Automatico. Forse, ma ti ho detto: "No, ti prego.. non rendermi le cose difficili". Ti sei messo a ridere mentre arrivava tua madre.
"Ma che bella sei. Ma non ti ricordavo così bella. Con questi occhi.." . Mi aveva vista recitare. Alla Mala. Là avevo i capelli raccolti. E non ero io. O si. In parte. Sono più demoniaca sul palco.

Il Be Bop è un ristorante raffinato. Mentre scelgo il mio rotolino verde, il mio messaggio, mi dici: " E' uno dei primi locali dove ho iniziato a suonare. Ora fanno solo cucina".
Mentre attendiamo gli antipasti di pesce, tua mamma mi da' una marmellata fatta con le arance amare di Framura. Vive lì. Vicino a casa mia, in Liguria, da tanti anni. Anzi, vive anche lì.  Tra Milano e la mia terra.
Parla di sé. Delle cose che ha fatto. Della sua galleria d'arte. E la storia surreale e divertente su quel francese.. nato etero che si è riscoperto bisessuale e con la passione per il travestimento sposando poi una famosa sarta novantenne...
Mi hai detto: "Stai pensando di scrivere una storia su questa roba vero?", Beh si.
Tua mamma è vitale e originale. Ha quella follia artistica in cui mi ritrovo. E penso anche "Che madre impegnativa deve essere stata..". Penso alla mia piccola mamma. Nella pienezza di questa parola che mi abbraccia d'amore.. dopo perdite e mancanze fatali.
Parliamo tanto, io e lei, mentre tu di tanto in tanto esci con e per la tua bulimia telefonica..
"Ma dove andrà sempre?!?" ti ha sgridato lei. Io ormai mi astengo. Mi sembrano lontani i giorni in cui ti "controllavo". Anche in questo. Con la paura di un tradimento. Non ha più importanza. Forse perché sto' iniziando a comprendere che l'unica ad avere il potere di tradire e tradirmi, sono solo io. E lascio a tua madre la comicità della coppia con te..
Il famoso bene profondo, quello che resta di cui mi parlava sempre John, mi fa stare seduta in questo ristorante. E perseguo quello.
E tra una grigliata di pesce, un risotto e il tuo hamburger di ricciola arriviamo a mezzanotte. Tua madre mi sgrida perché ho mangiato poco. Ha ragione.. Ma mi sono nutrita delle sue parole. Della sua vita da femminista coraggiosa e amante dell'arte. Dei racconti sulla sua galleria d'arte che ha visto passare quella che per me è l'unica vera arma dell'essere umano: la creatività.
Usciamo dal ristorante. Faccio una capatina in bagno mentre passano "Head over feet", versione jazz di Alanis Morrisette. Una delle mie preferite..
Tua mamma vuole farmi vedere la casa. Mentre andiamo, lei mi prende a braccetto, tu ti fermi in un locale sulla strada dove fanno una rassegna jazz. Riconosci alcuni amici che suonano e dici: " Qui ho suonato tantissimo anni fa con..." e sembri un bambino che ha ritrovato il suo gioco.
Ti fermi lì mentre io vado da tua madre pensando " e meno male che non voleva più suonare..".
La casa di tua madre è colorata.. piena di quadri di un suo ex compagno pittore. Ci sono tanti libri. Un camino e le sue foto. Quella dove ci sono particolari del suo volto ingranditi. Sembra la Gioconda. Era una bella donna. Lo è ancora.
Mi parla ancora della sua galleria d'arte. "Una ragazza è venuta qui perché sta' facendo una tesi sulla mia galleria". E lo dice con ardore.. "Non ero consapevole.. noi non eravamo consapevoli che stavamo vivendo momenti irripetibili. Che non sarebbero più tornati". Un po' invidio quel suo passato. Quello stato di grazia. Da' da mangiare a Jack. Poi vedo due disegni. "Sono di lui. Del Rubino. Il mio pittore. Prendili se vuoi. Li ho ritrovati in una soffitta. Li avrà fatti quando eravamo in Sardegna con Diego".
Ma non li ho presi. Mi sembrava di rubarle qualcosa.
Sulla libreria noto la stessa foto che hai anche tu, accanto al tuo letto. Lì sei giovane e hai un sorriso pieno di vita. "E' la stessa foto che ha Diego" dico.
"Ah si?" dice sorpresa. Come se non si aspettasse che tu tenessi una foto con lei in vista.
Beh, non è in vista in realtà. E' sul tuo soppalco. Accanto al letto. Tra spartiti e mozziconi di sigaretta..
La saluto e scendo con Jack. Vengo da te al locale. Mi presenti e tratti come la tua "fidanzata". Non so come fare. E infatti ci pensa Jack: piscia sul leggio di un tuo amico. Io inizio a ridere e tu imbarazzato ti scusi. Non poteva che capitarti un cane che piscia sulla musica...
Metto Jack nella mia macchina e ti aspetto sotto casa. Tu arrivi in scooter. E dici: "Sali da me e facciamo quattro chiacchiere". Si, figurati. Alle due di notte e con questo bell'alito alcolico..
Ma salgo. Gioco con Jack e mentre sto' per lanciare "testa di pollo" mi fermi, mi prendi e dici "Vuoi essere la mia fidanzata?".
E ti offendi perché rido come una matta. "Cosa ridi scema? E' una proposta seria".
"Questa scena l'abbiamo fatta già un sei sette volte in un anno e non siamo andati oltre ad una settimana..".
"No, ma questa volta è sul serio. Io ti amo Annalisa. Resta qui stanotte". E iniziano i "no" e i "si". E tu che non vuoi farmi andare via.
"Perché dovrebbe essere diverso ora?" ti chiedo.
"Perché io sono cambiato. Davvero".
Insomma, non resto. Non sei cambiato. Non ancora. Forse un giorno. Mi auguro un giorno. Per te. Per il bene profondo che ti voglio. Anche senza di me. Come sarà.
Ma io voglio l'amore. Qualcosa di più libero e rigenerante di una serata tra parole illusorie.
E ti rinnovo: "Mi devi sposare. Ora basta. La data del matrimonio. Era maggio scorso, ricordi?".
"Ah già.. si, ti sposo, ma mi devi dare almeno un figlio. E devi cambiare anche tu un po' ".
Rido. E mentre scendo le scale mi urli divertito: "Hai tempo fino a domani!".

La mattina dopo mi svegli con una telefonata e vari sms su tuo padre. Ne avevo parlato a tavola con tua madre. Dici che devi andare a Vercelli. E' ricoverato d'urgenza in rianimazione per una polmonite. Mi dici che è grave. Io non  voglio crederci. Non riesco. E ti do' forza.
Ti ho mandato un sms ieri notte dicendoti "Supererai anche questa. Non serve a molto, ma ti voglio molto molto bene".

Stamane mi hai scritto: "Si che mi serve se me lo dici. Non ce l'ha fatta. E' mancato alle 4 e mezza".
Così strana la vita. Ci ritroviamo dopo mesi. Tuo padre, un fantasma onnipresente per te, se ne va. E io non l'ho conosciuto. Non l'ho mai conosciuto. Ho sempre pensato non volessi farmelo conoscere. E forse è così. Per chissà quale paura. O forse no. Sono solo casi di una passività che ha rivelato la mia totale impotenza.
Mentre mi chiami e mi parli dei sensi di colpa, piangendo, commuovendoti per una parola che tuo padre ti ha detto l'ultimo giorno, io resto zitta. Ascolto i tuoi silenzi. Il tuo pianto.
Ho imparato a capirti e a conoscerti stando lontana. Senza farmi male. Forse mi sono distaccata al punto da poter amare in un bene profondo.
Poco fa mi hai chiamata raccontandomi con lucidità le azioni. Io non posso che ascoltare. Non posso che ascoltarti. Non so cosa significhi perdere un padre. Io ho rischiato di perdere mia madre due volte. E vivo l'idea della morte da quando avevo otto anni. Sospesa. La morte è un'idea che mi ha raggiunta e ingabbiata sin dall'infanzia. Come una spada incomprensibile sulla mia libera iniziativa. Sulle mie decisioni.
Io sono scappata dal mio. Ho temuto la sua morte fino a qualche mese fa. Meno ora. Molto meno ora che è ritornato in una riconciliazione.
"Ci sono cose invisibili, ma presenti. La tua felicità, è la mia. Se tu sei felice, lo sono anch'io. Non l'ho conosciuto. Ho sentito la sua voce che ti diceva questo quella domenica pomeriggio di gennaio. Eravamo sotto le coperte nudi. Avevamo appena fatto l'amore. L'hai chiamato e l'hai messo in viva-voce per farmi sentire. Mi ero messa a piangere. Perché mi aveva commosso il suo timbro tremante. Tu non capivi le mie lacrime. Pensavi fosse per mio padre. Invece era per l'amore. Lui lì ti diceva che ti amava per quello che sei e gli hai dato. Tieni questo amore vivo. Io non posso capire fino in fondo quello che stai vivendo, ma credo che lui il suo obiettivo più grande l'abbia raggiunto.. nel riconciliarsi con te nell'amore prima di morire. Questo solo conta".
Riesco a scriverti solo questo.
Sabato c'ero al funerale. Volevo arrivare da sola, invece per qualche ragione mi hai associata ad un'altra persona. Che mi ha scritto per andare insieme. Invece ho imparato così bene ad entrare ed uscire dalle vite degli altri in solitario silenzio.
Perché non voglio appartenere ad un tuo schema o ad una collezione. Tutto questo non fa altro che non renderti libero. Era per questo che scappavo da casa tua di notte mentre tu bestemmiavi.. Dentro di te.
Sono convinta che non appartenere a nessuno, neanche, soprattutto, a chi ci ha messi al mondo sia l'unica via per l'autenticità. Pur amandoli. Pur vivendoli. Pur essendoci. Pur condividendo. Ma in un cerchio altro. E' quello che insegnerò al mio bambino che verrà. Ad essere libero.
Mi avevi avvisata che ci sarebbero state tutte le tue ex. E Mt. Quella che io pensavo la donna "giusta" per te. La fidanzata che inconsciamente hai comicamente, con la mia complicità, messo in antagonismo con me. Per seguire, forse, uno schema.
Sono stata così stupida da entrarci e rovinare magari un vostro percorso. Ma non c'ero. Non c'ero totalmente nel mio obiettivo di amore.
Possiamo essere migliori di quello che gli altri ci fanno di credere di essere. Possiamo, siamo diversi e autentici. Io sono una donna diversa da quello che mio padre voleva io fossi. Non migliore. Diversa. E la sua violenza nasceva dal volermi ricondurre ad un suo desiderio. Per questo ti ho detto più di una volta: "Si, ma tu cosa desideri?".

Non importa. Vivo in questa utopia di libertà. Ci sono stata sabato. Volevo essere lì. Con il cuore pieno di amore e dolore anche.
Ci sono stata perché ho un bene profondo. E il mio abbraccio voleva aggiungersi a quello di tutti gli altri.
La mia creatività è stata alimentata dall'amore per te. Ho scritto tanto anche grazie a questo motore. E ora ho il bene del distacco. Forse un modo più sano di vivere le relazioni.
Anche se probabilmente noi non saremo mai.
Sei stato bravo questi giorni. Hai gestito con lucidità. Spero che tu possa bilanciare questa forza in un equilibrio solo tuo. Nessuno può permettersi di dirti cosa sia giusto o meno. Nessuno ha le risposte. Nessuno, se non te stesso. Ma devi essere fiero dell'amore che tuo padre ti ha dato. Soprattutto nell'ultimo periodo. Quella cosa così impalpabile deve, spero lo sia, la tua forza.
E' difficile. Molto. Lo so. Ma quella forza d'animo è l'unica sostanza che ti porterà a superare e vivere.
Il dolore che stai provando è tremendo, ma da attraversare.
Scrivo queste cose perché sono quelle che ho capito io. Finora. Un sapere che ti passo. Non per presunzione, ma per bene.
Credo di essere vicina all'amore vero. La mia domanda forte. Magari potrò tornare da Giovanni.  Vederlo e completare il mio percorso. Vedere la donna che sono attraverso lui. Sperando abbia aggiustato il suo apparecchio per l'udito...
Ti voglio tanto, tanto bene Diego. Sono parole che restano grazie al cambiamento..

Don't be alarmed if I fall head over feet
Don't be surprised if I love you for all that you are
I couldn't help it
It's all your fault 



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