domenica 3 agosto 2014

Seducendo Cracovia

Fassbinder qualche giorno fa mi parlava di un suo amore. Mi raccontava con la sua delicata verità, passaggi dell'anima di lei che muovevano la sua.
Poi ha detto una parola che mi ha fatto arrestare.. "Con questa immagine ed altre tentava di sedurmi.." . E lì, un po' brutalmente come faccio io, gli ho detto: " Come sedurti?". Con pazienza mi ha spiegato che questa sua amata e amante seduceva. Prendeva l'iniziativa con lui. Probabilmente anche con i passati e i futuri amanti avrà fatto così.
Ho avuto una sospensione. Una pausa con corona. No, non la birra che detesto.. ma quelle che si mettono su un pentagramma e tu puoi stare fermo lì su quella nota finché vuoi. Finché il dubbio non si scioglie. 
"Fassby, io non ho mai sedotto lo sai? Almeno non volutamente". Non ho mai puntato un uomo e ho detto " Sarai mio!". Accidenti no. Devo iniziare a farlo? Ma soprattutto perché mi sono risparmiata questa esperienza?

Vado indietro con la memoria. E nei miei 38 anni ho avuto pochi incontri. Poi sono così presuntuosa che pretendo che tutti mi lascino qualcosa ( e io a loro..).
Le elementari .
Non le conto. Tanto non parlavo nemmeno.

Le medie.
In terza media ho avuto il mio primo fidanzatino. Ma anche lì.. Mi corteggiava lui. Valerio si chiamava.
"Ciao. Vuoi metterti con me?". Mi aveva chiesto durante una ricreazione. "Ah..si. Ok. Ciao" risposi disinteressata. E tac. Facile. Eravamo insieme. Nessuna seduzione. Se non la sua un po' ruspante e primitiva.

Lui era tornato dai suoi amici a giocare a calcio, mentre io probabilmente avrò continuato o a scrivere o a suonare qualcosa o a chiacchierare con l'unica amica che avevo scelto. Perché ero una stronza selettiva. Le "femmine" mi annoiavano. A parte una o due. 
Avrei tanto voluto giocare con i maschi, ma non si poteva. Non volevano. Alle medie poi...
O diventavi la ragazza di qualcuno e ti portavano in giro e scoprivi il meraviglioso mondo dei maschietti... oppure ti mandavano a quel paese. Talvolta ti prendevano in giro se eri un po' racchia o sfigata ( ho passato anche questa parte.. soprattutto i primi due anni in cui mi vestivo da lesbica problematica). 
A me normalmente mi menavano anche. Anche da piccoletta. O mi lasciavano lontano con la bici e poi scappavano. Perché avevo la pretesa di poter giocare con loro. Sfruttavo il fatto di essere la sorella di... Di essere quasi coetanea di Simone per stare nel suo giro di amici.
Solo adesso mi rendo conto che probabilmente devo avere messo mio fratello in crisi e in difficoltà. Come la volta che in colonia con la parrocchia ( oh my God!), a dieci anni, sono scappata dalla camerata delle "femmine" e sono andata a cercarlo nella camerata dei "maschi". Perché ero da sempre abituata a dormire nella stanza con lui.
Il giorno dopo l'hanno preso in giro così tanto che non mi ha parlato per quasi tutto il tempo delle colonie..
Scusa Simone. Ora che stai per fare quarant'anni, ti chiederò scusa per questo. 

Insomma, no alle medie non seducevo.  Valerio venne da me. Ma ha dovuto farmi tenere ferma dai nostri compagni di classe, sotto Natale, a Lerici, per darmi il primo bacio ( senza lingua chiaramente). 
Io urlavo come una matta in piazzetta. Ricordo ancora il mare grigio. Il cielo scuro di un ventidue dicembre. Loro ridevano. E lui mi ha baciata. Gli altri sono scappati. E lui mi ha chiesto romantico: " ti è piaciuto?". 
Mi viene in mente la battuta di Dustin Hoffman in Rainman: " Umido". Ecco si. Umido. E non troppo spontaneo..
Poi in autobus ha messo la sua testa sulla mia spalla e mi ha dato un regalino per Natale. Era un braccialetto di argento. Io non gli avevo fatto niente.. Non ero abituata a queste "pratiche" dell' "amore".
Scese a San Terenzo, casa sua, con gli occhi a cuore e un bacio mandato dalla strada.
Io perplessa sull'autobus. Con il braccialetto d'argento tra le dita. La sensazione di umido e quella costrizione.
Comunque, non lo avevo sedotto. La "storia" finì perché a scuola mi rincorreva per i banchi per farsi dare un altro bacio e io avevo il terrore.
Non poteva durare tra noi.

Il liceo. Il periodo della castrazione segregata.
A quindici anni per magia divenni piuttosto femminile. Mio padre quando si accorse, già nella vacanza tra la terza media e il quarto ginnasio, che in Croazia i ragazzi mi sorridevano e salutavano con timidi approcci invece che prendermi in giro o pestarmi, decise di rinchiudermi in casa con regole ferree.
In mezzo ad altre robe. Arrivai alla prima liceo quasi indenne. Ovvero senza esperienza alcuna. Non avevo baciato ancora nemmeno con la lingua. Ma praticavo costanti esercizi quotidiani, in attesa del grande momento, baciando lo specchio di camera mia. E mi chiedevo sempre quando avrei dovuto tirare fuori la lingua. E soprattutto quale piacere desse la cosa.
Nel frattempo la domenica sera ascoltavo i racconti della mia amica del cuore dell'epoca, Ylenia, che faceva ragioneria e i suoi la lasciavano libera. Pure troppo. Ma non per morale, ma perché secondo me lei un po' di controllo e attenzione l'avrebbe pure desiderata.
Io facevo il liceo classico, ma quello delle sfigate. Stavo in casa a fare finta di tradurre greco. In realtà leggevo Shakespeare e baciavo il vetro.
Finalmente, per non so quale concessione, il capodanno dei miei sedici anni, in prima liceo o giù di lì, riuscii ad andare ad una festa. Fuori città fra l'altro. A Massa Carrara. Una festa organizzata da non so quale radio in mezzo a persone sconosciute. Andai con Ylenia, che non piaceva a mio padre chiaramente, e mio fratello che con alcuni amici mi poteva monitorare da lontano.

Mi ero comprata un tubino nero di velluto. Me lo comprò la mamma. Mi accompagnò lei. Secondo me mossa da compassione perché vedeva i segni delle labbra sullo specchio e la tristezza nei miei occhi.
Quando mio padre me lo vide indossato disse che non mi stava bene. Ero volgare e divenne poi triste.

Comunque io a quella festa mi annoiai da matti. La musica mi faceva schifo. Era pieno di gente. Sudore. Luci e mi facevano male le scarpe con i tacchi. Sarà stata questione di abitudine..
Ylenia era andata non so dove con qualcuno e io mi attaccai ad una colonna in attesa che arrivasse il momento del mio recupero.
Mio padre sarebbe dovuto venire a prendermi alle due o qualcosa del genere. Era passata da poco la mezzanotte. E mi si presentò un tipo. Con il cappello alla H. Bogart e le sembianze di Jhonny Depp.
Mi ha sedotta lui. Facendomi ridere e dicendomi cose che non erano banali per essere uno da discoteca psichedelica.
Non successe nulla. Chiaramente. Terrorizzata com'ero dalla presenza di mio fratello che appena mi vide passeggiare con lui mi disse "Che cazzo fai?!".
Ma gli diedi il numero di casa mia ( non esistevano i cellulari...). Andrea. Mi ricordo ancora il suo nome. Aveva 24 anni. E fu il mio primo amore. Devo dire a John che il mio primo "amore" fu uno più grande di me.
Sedici io, ventiquattro lui.
Andrea mi richiamò il giorno dopo. Mi chiamò a casa. Rispose prima mia madre ( io dormivo). Poi mio padre. Seguì un terzo grado al tavolo della sala.
Mentii sull'età. Feci intendere che era un mio compagno di scuola e non un ragazzo più vicino alla laurea che non a un diploma. Se avessi detto che era pure straniero ( Massa Carrara) sarebbe stata la fine. Mentii. Per salvarmi almeno in quella esperienza. E poi lui mi piaceva.
Uscimmo qualche giorno dopo. E le settimane successive. Si faceva Massa Spezia quasi tutti i giorni per vedermi al massimo un paio d'ore. Ed erano sempre scuse. Studiare dall'amica. Andare in biblioteca.. ecco.
Invece passeggiavamo un po' lontano da casa mia. Talvolta ci baciavamo a lungo in macchina sua. Ed era più piacevole dello specchio di camera mia e del primo bacio umido in piazzetta a Lerici.

Mia madre che mi trovava diversa, magari a tratti più bella, mi chiese cosa mi stesse succedendo una sera. E io che da adolescente non vedevo l'ora di dirglielo ( per me era una cosa bella) le spiegai di Andrea, della sua età etc.. etc..
La vidi preoccupata, ma le chiesi di non dire niente a papà.
Due giorni dopo lui venne da me e mi disse che l'avevo tradito. Che ero una cretina a frequentare uno più grande. Che questo Andrea voleva solo scoparmi.
Non potei più uscire. Mi accompagnava a scuola e mi tornava a prendere.

Scrissi una lettera ad Andrea. Non sapevo come comunicare con lui. E un giorno lo chiamai da scuola e gli chiesi di venire perché dovevo spiegargli.
Non so come ma uscii tra un'ora e l'altra con qualche scusa e in lacrime gli raccontai di mio padre. Si arrabbiò. Strappò la lettera e andò via arrabbiato.
Lui fu il primo ragazzo che baciai veramente. Con la lingua. Che non sedussi chiaramente. E che non voleva solo scoparmi. Non mi sfiorò mai neanche i seni o il sedere. Non tentò mai di andare oltre quel che sentiva che io potessi affrontare. Per una sorta di rispetto.
Il seguito della storia è troppo triste. Ma non fui neanche in grado di risentirlo o recuperarlo o sedurlo. Era il silenzio e la morte della mia esperienza amorosa.

Negli anni successivi, sino all'università al mio Erasmus, fui corteggiata abbastanza. Piuttosto. Allontanavano mio padre e mio fratello. Allontanavo io. Avevo imparato bene.

L'Università. Erasmus.
Finalmente la Francia. Lontano incontrai Pepe. Non lo sedussi. Me ne innamorai all'istante. Nessuno sedusse l'altro. Io semplicemente gli dissi mentre guardavamo un film in francese nella salle de telé che lui mi piaceva molto. Ma che ero un'imbranata totale. Eppure carpe diem era diventato il mio motto in quella fredda città francese.
Rise. E con lui fu tutto facile. I baci con lingua. Il petting. Fare l'amore ( molto tempo dopo) e costruire nella nostra totale giovinezza e inesperienza. L'amore. No. Lui fu l'Amore. L'unico incontrato finora. Perché aveva coraggio. Nessuna seduzione se non il nostro inconsapevole desiderio di condividerci.
Comunque, non ho sedotto nemmeno lui. Non consapevolmente.

Lavorando a Milano.
Othello. Post Pepe. Mi sedusse lui. Con lo sport. Con il corpo. Con il sesso. Pratico e senza parole. Fisico e lontano da me. Piaceva tanto a mio padre.
Othello mi seduce tuttora.

Passato recente.
Mr D. mi ha sedotta lui. Mi vide piangere ad un seminario di canto mentre cantavo Notturno di Mia Martini. E cantare Voce e Notte, versione Mina, in sottoveste alla Salumeria. Forse rimase sedotto inconsapevolmente.
Ma io volevo sedurre il pubblico. Come entità. Non lui.
Comunque mi rincorse per mesi. Tentando di sedurmi con le sue note e il cuore fragile che voleva guarire con me.

Ragazzo. Io ho tentato in tutti i modi di non sedurlo. Inizialmente temevo anche d'indossare i miei soliti vestitini da serata. Tendevo a parlare più come una dietologa che come una donna per tentare di reprimere ogni scintilla di sessualità. Non so nemmeno se lui abbia sedotto me. Forse in parte si. Il suo era un inconscio tentativo di mostrarsi virile.
Per me resta un mistero. Gli volevo bene. Molto bene. Era un filo profondo che mi legava a un bene che nel sesso è arrivato dopo. Con una chiusa immediata. Comunque, no. Non ho sedotto nemmeno lui.

Il futuro.
Credo sia il caso di cominciare. Domani vado a Cracovia.
Iniziamo a sedurre lei..

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