giovedì 21 agosto 2014

Davvero credi che questa sia la realtà?


Otto. Driin. Otto e trenta. Druun. Nove. Dreammm. Ne ho messe tre. Di sveglie. Io che gli orologi li lascio scaricare perché il tempo è un concetto che riesco ad afferrare solo quando corro.
Lì, in gara, "lego" il Garmin al polso. Proprio io che non sopporto "legami" al polso, al collo, alle orecchie, alle dita. Al cuore.
Non porto anelli, orologi, collane. Ho provato. E mi sento soffocare. Stringere senza senso. Perché non ho bisogno di dimostrare o ostentare niente. Fuori.
Quindi resto sull'ultimo suono. Il Dreammm delle Nove. E mi calo giù giù giù... Negli abissi del mio cuore? Delle mie immagini? Del mio inconscio?

Il Garmin lo comprai tre anni fa per correre seguendo un ritmo che fosse reale. Anche se poi in gara è il ritmo del mio cuore che fa correre le gambe.
Il mio cuore è bradicardico. Sembra una malattia o una benedizione per alcuni. Batte lento. Un battito ogni 50 secondi. A volte meno.
Deriva dal greco: βραδύς, bradys=lento e καρδία, cardìa=cuore. Ho il cuore degli atleti.
In pratica, pare, che si senta meno la fatica. Il mio cuore "consuma" meno e rende di più. Con meno battiti al minuto, corro per ore e chilometri.. E in tempo di crisi è davvero una fortuna. Risparmiare almeno in questo.
Battito lento. Orologi spenti. Nessun oggetto presente nel mio corpo, tranne il mio Garmin da gara, che mi riporti a terra. Non in acqua. Non nei fondali di un mare che mi avvolge.

Ho gambe e cuore da donna "strana". Dio avrebbe potuto darmi un paio di tette enormi per farmi apprezzare dal mondo e "salvarmi". Invece mi ha dato un cuore bradicardico e gambe forti su cui reggere il peso della mia complessità.
E tette così piccole che la mia femminilità si avvilisce nell'incontro comune. Perché del mio cuore bradicardico s'innamorano solo i musicisti con l'orecchio assoluto. Quelli che percepiscono il battito costante e anomalo. Pas trop commun.
"Pum".......................................................................................................................................................... "Pum".........................................................................................................................................................."Pum".......................................................................................................................................................... Tra un "pum" e l'altro ci sono pause di riflessione. I silenzi dei miei abissi. E visioni che mi risucchiano. Ecco in quei punti, proprio lì sotto, ci sono quelle immagini che mi attraversano questi giorni. Il mio corpo ne è assorbito di continuo.
Potessi mettere il Garmin anche per afferrare in tempo i miei sogni, le mie poesie ad occhi aperti, il mondo dell'altrove che mi chiama.
Sono sospesa tra due mondi. Tra il mondo di Anna e quello di Lisa. Preferisco restare su due anche se sono pienamente consapevole che se li sposto, mischio, ottengo ulteriori possibilità. Infinite possibilità di mondi tutti plausibilmente reali.

Metto le Saucony. Piove ancora in questa Milano di agosto così diversa. Tutto piange in una decadenza che mi dice: " Davvero credi che questo sia reale? Davvero credi che questa sia la vera vita?".
Questa pioggia che paralizza e impaurisce. Le persone che entrano e escano dalla mia vita. Il lavoro che ti tiene, maltratta e usa. I desideri che cambiano. E la tristezza per questa umanità che soffre.
"Davvero credi che sia reale?".
Gli uomini che ti prendono e lasciano e io che mi faccio lasciare perché non scendo ai compromessi di una visione che tenga. Di una donna che rispecchi una "forma" e che mantenga quell'idea di coppia che si unisce, avvita e non si lascia più. Perché la ruggine intorno la trattiene. La cancrena. E vedi come in un monologo.
E parli veramente da solo.
"Davvero credi che questo sia vita vera?".

Ho sognato due vette. Due anime come due vette che si allungano senza toccarsi mai verso il cielo. Un'anima sono io, nella mia femminilità rinnovata, unica ed autentica nelle imperfezioni.
L'altra è l' Inconnu. Colui che non c'è. Un po'maschile e fragile al punto giusto per correre con me. Bradicardico o no. Con o senza garmin, ma capace di percepire il battito del mio cuore.

"Driiiiiiiiiiiiiiiin". Sono le 19. Non è la sveglia del mio sonno serale. E' Danny. L'amica che mi aveva cercata. Che aveva bisogno di me. Ora l'ho capito. La scenata di gelosia era un grido di aiuto. E' che l'ha fatto in un momento in cui anche io ne ho bisogno. Di urlare. Di gridare aiuto. Ma non ne sono capace... Piuttosto mi nascondo e muoio in silenzio. Da sola nel buio. In una dignità così maschile e ateniese.
E' in ospedale. L'ennesima lite di una convivenza che era il fantasma di una via d'uscita. Perché a volte scambiano l'altro, e gli amori, come dei compagni che ci aiutino a trovare noi stessi. E invece è la solitudine la sola compagna. Ma bisogna essere sufficientemente forti per amarla.
Salgo in auto. Il battito dei tuoni. Metto una salopette da meccanico e salgo sulla mia auto per salvare la mia bella. Ho le ballerine azzurre per far capire che sono il Principe.

"Sto' per andare ad una comica dell'amore. Da blog". Scrivo a John. Che nella sua vacanza ride. Poi penso a me. Al mio essere diventata un po' maschile per sopravvivere in un paese che non riconosce ancora di dover diventare un po' più femminile per un vero incontro d'amore.
Mentre guido, la pioggia allenta piano piano. E mi sembra di vedere le mie vette. In lontananza la speranza di un vero incontro in corsa d'amore.
Sarà il mondo dell'altrove. Il mondo di Lisa.

"Non era la cosa giusta diventare come mio padre. L'ho fatto per anni e ora finalmente ho capito che la soluzione era un'altra".

"E quale sarebbe mio caro?!?" chiede John tra una battuta e l'altra via whatsup..

"Quando la trovo la brevetto. Ti do' una percentuale se vuoi...".

"Accetto! Notte".

Chissà se John dorme con lo slippino leopardato mentre abbraccia quella che una mia amica crede sia un trans...
Un'autentica, colorata e libera vita di genere.
Eppure, addormentandomi ridendo per lo slippino leopardato di John, con Danny accanto che soffre per una liberazione e un nuovo inizio, penso agli U2. E rendo affermativa la loro canzone. As...
With or Without you
I can live
With or Without you
La dualità ha un significato così diverso. Anche gli U2 hanno un altro reale. U3, U4, U5, U6, U7...and so on and on..and on...


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