mercoledì 16 luglio 2014

Lettre à Pepe jamais envoyée

John mi aveva mandato un sms domenica. Le sue solite catene.
Inizialmente ridevo. Pensavo fosse anche un po' esaurito.. O comunque banale. Perché le catene sono noiose.. Poi nel tempo ho capito il senso e che le sue "catene" non sono catene, ma segnali.
Non fa mai le cose a caso.
Quella di domenica era, in sintesi, sul valore delle persone che abbiamo incontrato nella nostra vita. E su noi. Su quello che lasciamo agli altri. E sull'importanza di amare anche se poi perdiamo. O soffriamo.
Ho girato il messaggio alle persone che ho nel mio cuore. Amici. Lontani o presenti.
A quelle che sono andate oltre i miei e i loro limiti per incontrarsi con me e se stessi.
E' davvero strano come le persone a cui si è dato di più, per reazione e chiusura, ti abbiano dimenticata e cancellata. A me con alcuni è successo così.
Il mio primo grande amore ( e forse l'unico) non lo sento più. Eppure l'amore per lui è stato oltre ogni limite. Ho vinto tante paure. L'amore per lui era fonte inesauribile di forza. Crescita.
Ho dato a lui e lui a me gli anni della giovinezza. Eravamo tutto l'uno per l'altra. Io sono felice di averlo amato. E' nel mio cuore. Lo sarà per sempre. Una parte di me lo amerà per sempre. E' stato un amore unico.
Lui ha cancellato e distrutto tutto. Solo qualche mese fa ha risposto a un mio sms.
"Non potrò mai dimenticarti. Sto' bene. E riderai.. ora che ti dico che lavoro alla Sagrada Familia". La cattedrale che amavo tanto. Ogni volta che ci salivo sentivo vertigini e un piacevole sentimento di perdizione.
A Barcellona mi portava sempre a vederla. Stavo lì in adorazione. Gaudì. Sentivo percorsi di colori e vita.
Ho ritrovato la lettera che gli scrissi tre anni fa circa. Dopo il nostro ultimo incontro. Non la inviai mai.

"Amore mio. Ti scrivo. E se riuscirò ad inviartela, sarà nel momento in cui non mi aspetterò una tua risposta o una tua lettura.
Ma davvero, forse, un giorno riuscirai a leggerla e a pensare a me senza odio.

Poche righe per dire che mi spiace tanto di averti detto, dopo il nostro ultimo incontro, che stavo male.
Mi sono comportata in modo così infantile e distruttivo. Ho dato il peggio di me stessa. Ma forse un giorno potrai comprendermi o perdonarmi. La disperazione. O la depressione. Fanno dire cose senza senso.
Non ero pronta per affrontarti. Come lo eri tu. Ero fragile. Troppo. Per l'anno di dolore dietro a mia madre. Il tumore divora il corpo di chi lo ha e di chi lo guarda. E poi supportare mio padre. Non ero preparata a tutto questo. E non ho avuto tempo di pensare a me stessa. O curare la mia "anima", diciamo così. Anima pagana intendo. Sai meglio di me cosa significhi stare dietro ai propri genitori e non essere liberi della propria vita. E non potersi permettere di essere deboli. Adesso la malattia l'ha cambiata per sempre. La mia vita intendo. Perché non posso più decidere liberamente di me. Ho nuove responsabilità. E ho perso il ruolo di "figlia" senza rendermene conto, nonostante io non sia diventata e forse non diverrò mai madre.
Spero che capirai. E che avrai la calma necessaria per ricevere queste parole. Me lo auguro, in nome di un bene e di un amore passato.
Con te mi sono permessa di essere libera a St.Etienne. E non ho trattenuto nulla del dolore. Mi hai vista nuda. Nelle mie debolezze. Come non ho mai permesso a nessuno. Mi dispiace di averti scelto per questo. Ma noi siamo stati tutto l'uno per l'altra. Un tempo, eravamo una cosa sola. E nonostante tutto questo non esista più, non appena ti ho visto mi sono sentita libera. Di non trattenermi più.

Avevo tanti sogni. E tu eri uno di questi. Non ero in grado di affrontarti ora. Allora. In quei giorni stranamente caldi della nostra St.Etienne, la fredda.
Così sono arrivata al nostro incontro senza la forza necessaria per comprendere quello che volevi dirmi. Accettare di perdere anche te, e per sempre, era troppo. Ma mi recupererò. Spero. Spero in qualche modo di trovare la forza. Di ritrovare la luce dentro di me. Ma soprattutto spero che tu possa perdonarmi per le cose brutte "di cui sono stata parlata". Non ho detto. "Sono stata parlata". Non si dice così in italiano, ma rende bene il senso. Forse puoi capirlo.

E i concorsi. Sono contenta per te. Ho sempre pensato fosse la tua strada. Da sempre. Soprattutto se mi guardo indietro.
A volte penso che forse ho sbagliato ad ascoltare quella crisi dentro di me cinque anni fa. Lo penso quando nel mio letto non ti ho accanto. E non posso più abbracciarti. O sentire l'odore della tua pelle. E sentire che il mio corpo entra perfettamente nel tuo. "On t'a fait pour moi". Me lo dicevi sempre quando stringevi il mio corpo di ventenne. Così piccolo. Dentro il tuo. Il gigante e la bambina. Come mi chiamavi tu.
Mi proteggevi nel corpo e nelle paure.
E' strano come all'improvviso tornino i ricordi. Quelli belli e quelli brutti. Perché anche quelli brutti erano in un certo senso belli. Avevano un senso nel nostro percorso.
Non avrei dovuto ascoltare la crisi che mi portava via da te. Eppure non potevo continuare a vederti star male a Milano e di conseguenza sentirmi in colpa. Perché era così che io ti percepivo. Infelice in Italia. Ma forse non lo eri. Così mi sono ascoltata.
Ho agito con una razionalità spietata che mi ha tanto ricordato la tua, quando mi parlavi questi giorni a St.Etienne.
Il tuo cuore e i tuoi occhi mi dicevano una cosa, ma la tua testa aveva la paura che demanda alla razionalità.
Mi dicevi che con il cuore avevi già amato e sofferto. Mentre le tue dita tremavano. Sono stata sempre un po' più forte ad accettare i pericoli del nostro amore difficile.
Ma forse me la voglio solo raccontare. Perché mi piace così.
Dopo alcuni anni alla mia domanda "Esiste l'amore e amo dunque Pepe?", ho risposto "Si". Ma tu non c'eri già più. Una prima fuga tre anni fa. Il "non ti amo". Fino all'addio definitivo.
Ma tutto questo, i miei dubbi, le parole dette in analisi e queste che sto' digitando a fatica, tutto è una cosa mia. Era una cosa mia la crisi, che in realtà non concerneva l'amore che provavo e provo per te. Chissà se anche tu ti stai nascondendo e scappando dall'amore.
Ero io a non esserci più per me nella mia essenza. In una creatività che era quella che ci aveva fatto innamorare. Tu suonavi e io cantavo. Eravamo il duo "maravillioso" per i nostri amici.

Chissà. Ma io ora devo dirlo a me stessa che ho questo amore dentro. Da anni ho vissuto pensando che avrei potuto ignorare di sentire, ingannandomi di "amare" un altro o di vivere una storia "diversa". Mi dicevo che era giusto così. Che non avrei potuto sopportare la responsabilità di saperti infelice a Milano. Ma l'illusione mi ha resa più debole. E brutta. Non autentica. Solo per paura di soffrire. Mi sono suicidata un po' così, in fondo.

Non conta molto quel che penso. Ma..ma sono sicura che riuscirai nei concorsi. Ho sempre creduto e avuto fiducia in te. In noi e in te. Anche se non esiste più un noi. Se non nel mio cuore.

Ora, ho una verità tra le mani. L'amore che provo. Da sempre. L'ho nascosto. Rinchiuso. Ci ho convissuto. Allontanato. Ma, inconsciamente, ti ho cercato e tenuto in ogni cosa che facevo. Ti ho cercato in ogni ragazzo di cui mi sono invaghita questi anni. Perché benché io abbia intrapreso solo una relazione "instabile", ho cercato un po' di te in ogni ragazzo che mi si presentava. Ma non appena mi rendevo conto di questo, che quello che vedevo e cercavo era una parte di te, sentivo salire un nodo in gola e un bruciore allo stomaco che soffocavo in lacrime e dipingevo in un'espressione senza luce.
E scappavo da quella cosa, riempiendo la mia vita di corse, uscite di chiacchiere per arrivare al "nulla".. Non ho più luce da quando mi sono separata da te. "Mi media naranja". La metà della mela. Ci piaceva pensarlo. E ci faceva ridere che in spagnolo fosse metà dell'arancia.. in italiano fosse metà della mela..
Mi dava coraggio pensare alla forza dell'amore, alla forza del tuo amore. Che andava oltre il mare.
Ho fatto l'amore solo con te. Non ho più fatto l'amore da quando sei andato via. L'amore ha il tuo volto e le parole in spagnolo. I soprannomi in francese. Clementines. Tino e Tinetto.

Ti ho pensato e ti penso ogni giorno. Forse potrò lasciarti andare un giorno dentro di me. Forse. Parlando di te. Scrivendo di te. Uscirà tutto. O forse lo trasformerò poco a poco in note o parole. O in una canzone. E ci conviverò, come ho fatto finora, senza paura e senza soffrire.
"I will turning into a radio song, to forget those red eyes".
Il silenzio che mi hai imposto, non mi sta' servendo molto. Ma questi sono problemi miei. Accetto che non vuoi sapere più niente di me. Anche se non lo comprendo. E' brutale. E' vero. Sei diventato un altro. Di forza. O per disperazione. Sei "single" nella vita, anche se probabilmente non potrai esserlo per sempre.
Cercherò di scriverti quest'ultima lettera. Anche se spero che un giorno potrai guardare a me e pensarmi come qualcosa di bello.

Dopo che ci salutammo quel giorno di luglio.. il 14 luglio.. Dopo la tua visita in seguito alla mia tentata violenza, ho sempre pensato che avremmo potuto tenerci. In modo diverso.
Avevano tentato di violentarmi e tu mi avevi chiamata proprio quel giorno. Ero riuscita a scappare. Almeno mi salvai.
Il giorno dopo ti ho trovato di sera sotto casa mia. Hai preso il primo volo e mi hai detto: " Ciao bambina..". Era l'empatia di un amore che avevamo ascoltato entrambi. Solo io a un certo punto sono diventata sorda. Per paura. Maledetta paura.
Mi sono illusa che avremmo potuto amarci a distanza. Per lasciarti libero. Mi sono illusa che ci sarebbe stata per sempre la tua presenza nella mia vita. Invece, je me suis coupée les ailes. Par peur.
Dopo le parole dette, non lo so se sarà possibile ancora. In realtà spero che potrai trasformarmi e non cancellarmi.

Malgrado le sofferenze di questi giorni e di anni fa, io mi sono sempre sentita amata da te. Non pensare il contrario e non pensarti incapace di amare come mi hai detto. Non mi batte più il cuore come quando stavo con te.
C'è chi pensa e dice che l'amore vero lo si possa incontrare una sola volta nella vita. Almeno mi è stato concesso di toccarlo e provarlo. Anche se non sono stata in grado di alimentarlo nel tempo. Forse non ero pronta e matura per farlo.
Così come non sono stata matura per affrontare un "addio". E ho reagito nel peggiore dei modi.

Parlerò di te, accetterò questo dolore e cercherò di farlo uscire fuori. Senza confonderti o nasconderti in altre storie. Ho imparato questa canzone per te. Ascoltala. La suono con il piano che mi avevi regalato tu. Quando ti sei accorto che stavo morendo. Ora riesco a suonarlo.
Pepe et Annalì vont vivre dans moi. Ils sont là. Comme des enfants qui ont essayé de vaincre la limite.

Je t'aime. "Ti voglio bene". Je t'ai toujours aimé. Meme dans mes moments de silence et de noir. T'es toujours là. Te seguiré toda la vida.

Soignes-toi,

Annalì "



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