mercoledì 27 novembre 2013

Bagna càuda e caffé nudo: a cena con il desiderio dell'altro

Un altro sabato mattina. Mi sono fatta sgridare ancora. Arrivo in ritardo agli appuntamenti con il mio desiderio. "Perché?". Non so rispondere, ma non va bene.
Eppure sono così puntuale su quello dell'altro. Rientro a casa. Sono depressa perché l'uomo che amo e che dice di amarmi e che mi toglie le energie da due anni è in montagna con parenti e amici cari e.. non mi ha invitata. " Gli amici avevano conosciuto l'altra.. che penserebbero di me con te? Non è corretto. Sarebbe imbarazzante.". Lo capisco. Meglio nascondermi. 

Poi però batto i piedi, come da bambina, e allora acconsente. Però sono diventata anche così grande che decido di non andare perché "anch'io devo essere desiderata e cercata". O rincorsa.
Così resto a casa. Fa freddo o sono io che ho freddo. Perché cerco l'amore altrove, in ogni luogo e i miei piedi si gelano.
Lui mi chiama. Mi descrive un piatto: la "Bagna càuda". Non l'ho mai mangiato, ma sembra una cosa erotica. Trovo subito nella mia fantasia brillante immagini perverse e dico: " Ce l'ho pure io la Bagna Càuda.. tra le mie gambe.. l'hai già mangiata..versione ligure". E so che con queste immagini, da film di serie B degli anni '70, tratterrò la sua attenzione. Forse ritengo di non avere altre armi che non la mia "bagna càuda".
Coglie. Ride. "Scema" dice. E la comunicazione cade o decade. Non c'è linea.

Vado in chat. Su Facebook, the bible. Perché io comunico all'infinito con l'impossibile.. in modo selvaggio e affamato. Mi contatta un ragazzo. A malapena mi ricordo di lui. E' passato un mese dal suo concerto, ma ricordo di avergli parlato della Mala e del mio progetto di unire canzone e teatro. Di fare recitare un musicista. Di non dividere, ma condividere un'idea di arte.
Conversiamo, pardon, chattiamo. E poco a poco la conversazione si sposta.. si sposta.. si addensa al punto che chi io sia, cosa faccia, cosa pensi non importa più. Ora c'è l'invito e il gioco. Insiste per un incontro. Un caffé. E al solito faccio casino perché nell'imbarazzo, nel divagare, parlo di una delle mie compagnie teatrali.. per spostare l'attenzione.. così unisco i concetti dicendo: " Prendiamo un caffé nudo!". Certo. Brava. Il tipo coglie l'attimo e si fa il suo film: un caffé nudi, magari a casa mia.
Taglio. Saluto e lui mi chiede una conferma per il giorno dopo. " Non fregarmi". Ecco. Il senso di colpa o del dovere per il rispetto dell' "altro". Non posso deludere e non soddisfare il desiderio dell'altro. Poi in una convivialità. Dopo cena.

Così la mattina dopo lo avviso e rilancio per un caffé, ma in un locale, tra amici. C'è un cambio. Mi fa sentire in debito. L'ho voluto fregare. Il patto era nudi a casa mia. 
Non rispondo più. 
Dopo qualche ora è lui a rilanciare e chiede un thé vestiti, ma sempre a casa mia. Allora mi faccio coraggio e dico " Ma io non ti conosco, come potrei invitarti a casa mia?". Si arrabbia un po'. Dice frasi poco carine come "Mi hai fregato e ti sei perso un possibile attore per i tuoi progetti". 

I miei progetti. Ecco. Vado al locale che amo. Trovo amici, persone vive e solari e suonano. Ridono e mi salutano e si vede che mi vogliono bene. Lo sento.
Il fine settimana è quasi finito. Non ho cenato ed ho parlato di bagna càuda e di caffé nudi.. Eppure ho lo stomaco vuoto come quei discorsi. Come questi uomini che ho incontrato. Come il desiderio dell'altro che divora senza incontrare. E mi chiedo "Ma cosa voleva bere di me? un buco color caffé senz'anima?. E l'altro? Voleva nascondermi cucinando per gli amici la mia vagina?".
I due sono lontani. Sono io, sola, con il mio desiderio. In mezzo alla musica. 

Fabio, tra gli uomini migliori che io conosca, mi dice: " E' che siamo in un'epoca di confusione e promiscuità.. Non te la prendere piccolina.. vuoi una bruschetta con un po' di prosciutto?". Rido. E io che mi perdo in bagne caude e caffé nudi quando il mio desiderio è lì, semplice e vicino come una bruschetta e una fetta di prosciutto.

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